02/12/2021
Continua la lettura
02/12/2021
Questo primo articolo per il nuovo blog nasce dalla mia passione per la ricerca di “metodi” che permettono a tutte le persone che lo desiderano di “stare bene”, non inteso come lo diciamo a volte, per consuetudine, ma inteso come espressione autentica di noi stessi attraverso l’utilizzo delle nostre potenzialità.
Vi propongo un parallelismo tra alcuni aspetti del coaching umanistico, metodo innovativo per il raggiungimento dei propri obiettivi attraverso l’allenamento delle proprie potenzialità, e il metodo Montessori, “antico” metodo scientifico educativo e di formazione definito “educazione alla vita” più che mai attuale.
Uno di questi parallelismi è il Flow: è uno stato che presuppone passione e creatività, il pieno coinvolgimento delle migliori abilità della persona, l’attenzione totale, la chiarezza della meta da raggiungere, un ottimale senso di controllo, il corpo e la mente in questo “flusso” sono impegnati al limite. Sperimentare l’esperienza ottimale dipende da noi, si determina non solo perché siamo protagonisti di quello che stiamo facendo, ma perché siamo totalmente coinvolti nell'attività, al punto che nient’altro ci importa in quel momento. Il primo studioso a parlare di Flow, fu Mihaly Csikszentmihalyi psicologo di origine ungherese, da anni trapiantato negli Stati Uniti. Lui stesso scrive: “sono diventato psicologo per capire qual era il loro segreto (si riferisce alle persone che hanno vissuto il secondo conflitto mondiale e che hanno perso affetti e beni)….per capire come si può vivere la vita come un’opera d’arte e non come una serie di risposte caotiche ad eventi esterni”.
Anche la felicità sarà argomento frequente del mio blog e con l’aiuto degli approcci filosofici sull’auto - determinazione, e sull’autorealizzazione che trovano una straordinaria corrispondenza nella Self -Determination Theory elaborata da Deci e Ryan vi spiegherò come per essere felici dobbiamo soddisfare i bisogni di tre aree di sviluppo: l’autonomia in rapporto a sé stessi, la competence in relazione al lavoro, alla professione e la relazionalità in riferimento alle relazioni affettive.
Parlerò, poi, dell’affascinante momento della polarizzazione dell’attenzione nel metodo MONTESSORI, che potremmo paragonare “all’esperienza ottimale” che si verifica nello stato di Flow. Per l’ultimo articolo di questa serie, evidenzierò “le fil rouge” il filo di continuità che mi porta ad amare con passione il “vecchio metodo Montessori” attraverso il colpo di fulmine per il “nuovo coaching umanistico”, perché entrambi lavorano per la ricerca, scoperta o riscoperta di noi stessi, nella quale cerchiamo l’Aretè la vera natura di noi e quando l’abbiamo trovata è necessario tirarla fuori, farla “esplodere” fuori da noi stessi.
L’adulto quando vuole raggiungere determinati obiettivi deve mettere in atto strategie di cambiamento, il bambino, invece, deve poter vivere pienamente la sua natura di bambino: “si diventa adulti equilibrati solo se si è stati pienamente bambini”. (E. Balsamo)
In altre parole possiamo insegnare ai nostri figli ad essere felici.
Nei prossimi articoli approfondisco questi concetti partendo dalla mia visione del coaching umanistico.