Emozioni positive – relazioni positive – coinvolgimento – significato - realizzazione
sono questi, secondo Martin Seligman, i cinque aspetti che rendono la vita degna di essere vissuta, dei veri e propri parametri sui quali misurare il proprio benessere e quello della società.
Secondo Seligman la psicologia, che si è occupata quasi esclusivamente del malessere e delle patologie, deve dedicare pari attenzione agli aspetti positivi dell’esistenza umana: emozioni piacevoli, potenzialità, virtù e abilità dell’individuo. L’enfasi sul ruolo fondamentale delle risorse e potenzialità dell’individuo rappresenta un autentico capovolgimento di prospettiva: si privilegiano interventi finalizzati alla mobilizzazione delle abilità e risorse della persona, anziché alla riduzione o compensazione delle sue limitazioni. Inoltre, la prospettiva eudaimonica (eudamonia: è il termine con cui gli antiche Greci definivano la felicità, il sommo bene) porta l’attenzione sulla relazione tra benessere del singolo e sviluppo della collettività, tema quanto mai caldo in questo momento storico.
Le potenzialità hanno un ruolo molto importante nella nostra vita in quanto se vengono represse per tanto tempo possono causare disagio e disturbi mentali, se sono riconosciute e poco utilizzate possono determinare una vita non pienamente realizzata, e se al contrario sono individuate, allenate e utilizzate in tutti gli ambiti della vita, conducono ad un’esistenza felice. E’ proprio a causa della repressione delle potenzialità caratterizzanti, che matura la crisi di autogoverno di una persona che può portare alla mancanza di felicità.
La frustrazione per non sentirsi realizzate, la sofferenza che deriva dal volere di più dalla propria vita, ma non sapere esattamente cosa e come, il desiderio di un cambiamento avvertito come assolutamente necessario, ma non meglio identificato, sono tutte situazioni che possono generare una domanda di coaching e alle quali il coach deve rispondere con l’individuazione delle potenzialità caratterizzanti la persona che ha di fronte. Le potenzialità devono entrare, dopo essere state individuate, in un vero e proprio programma di allenamento che il coach concorda con la persona che ha deciso d’intraprendere una nuova strada.
Il motto del coaching è “attivare la mente attraverso l’attivazione dei muscoli” e questo non può non portarci immediatamente al pensiero di Maria Montessori e a tutto il suo discorso sul movimento. Scrive Montessori: “Abbiamo innanzi tutto un cervello; e poi i sensi, che raccolgono le impressioni per trasmetterle al cervello; e in terzo luogo i muscoli… Questo complesso organismo consiste perciò di tre parti: il cervello, i sensi, i muscoli. Il movimento è il punto di arrivo del sistema nervoso: senza movimento non si può parlare di individuo”. Per M. Montessori il movimento è legato all’intelligenza e la Dottoressa lo spiega a livello scientifico dicendo che i muscoli fanno parte del sistema nervoso essendone il punto di arrivo. L’allenamento, nel coaching, parte prima di tutto dalla cura di sé che alimenta il primo circolo virtuoso innescato dal coaching. E’ proprio il concetto di cura di sé che ha introdotto il tema della felicità e, sulla base delle ricerche di Maslow prima e di Seligman e Peterson poi, possiamo affermare che nell’essere umano esiste naturalmente la potenzialità del “prendersi cura di sé” che comporta una tensione innata all’autorealizzazione contraddistinta da due fattori: la tendenza allo sviluppo ossia alla propria crescita personale e la proattività cioè la capacità di agire e intervenire da protagonista sia sulle forze interne come le passioni o le emozioni sia sulle forze esterne come il contesto e le relazioni senza subirle passivamente. Questo significa che la possibile scelta individuale può incontrare nell’ambiente sia opportunità che ostacoli. E anche qui il pensiero di Maria Montessori mi suona dentro come Le Quattro Stagioni di Vivaldi: “La nostra è una Casa dei Bambini piuttosto che una vera e propria scuola; cioè un ambiente specialmente preparato per il bambino, dove esso assimila qualsiasi cultura diffusa dall’ambiente senza bisogno di insegnamento…”. M. Montessori dà un’importanza fondamentale e strategica all’ambiente per la formazione dell’uomo, è proprio l’ambiente che deve farsi maestro attraverso una giusta preparazione.
Un’altra teoria di fondamento per andare alla ricerca della felicità è la
Self-Determination Theory – SDT di Deci e Ryan,
è una teoria sulla motivazione che afferma infatti due dimensioni:
Essere autodeterminati significa agire con volontà e operatività in piena autonomia e pieno coinvolgimento mentre essere controllati significa agire sotto la pressione di una volontà esterna, ma anche di una volontà interna, come nel caso di obbedienza ad un proprio imperativo morale. Nuovamente M. Montessori ha anticipato di molto i tempi con le sue intuizioni anche in riferimento all’autonomia e alla volontà: “ciò che più ha suscitato discussione è quel capovolgimento tra adulto e bambino: il maestro senza cattedra, senza autorità e senza quasi insegnamento, e il bambino fatto centro dell’attività, che impara da solo, che è libero nella scelta delle sue occupazioni e dei suoi movimenti . Quando non è sembrato un’utopia, è apparso un’esagerazione”. Lo slogan montessoriano “aiutami a fare da solo” è un inno all’autonomia.
La SDT afferma, anche, e questo è un aspetto molto importante in merito alla felicità, che quest’ultima è intimamente collegata con tre bisogni o tendenze psicologiche che, se soddisfatte, portano al suo benessere, e se, al contrario sono contrastate, conducono al suo malessere. Queste tre aree di autorealizzazione non sono intercompensabili tra di loro e pertanto anche la totale soddisfazione di una delle tre aree non colma l’eventuale insoddisfazione derivante dalle altre.
I tre bisogni psicologici o le tre aree di autorealizzazione dell’individuo identificati da Deci e Ryan sono:
L’Area della Relazionalità che corrisponde al bisogno che hanno le persone di costruire e coltivare relazioni sociali. L’essere umano avverte il bisogno di sentirsi in rapporto con gli altri, di provare affettività positiva, di avere cura e di sentirsi curato dagli altri. Tale bisogno è indipendente dal contesto a cui appartiene l’individuo e quindi è intrinseco all’essere umano.
L’Area della Competenza: è dalla valorizzazione di questa area che nascono le capacità e le competenze dell’individuo. La “competence” si riferisce al volere essere efficaci, all’agire nel proprio ambiente e raggiungere i risultati voluti. Anche da questo bisogno si sviluppa l’evoluzione umana, attraverso le fasi di esplorazione e conoscenza, di elaborazione ed esecuzione del processo creativo, che apportano modifiche migliorative in termini di efficacia ed efficienza sia al prodotto, alla modalità, ai metodi, sia direttamente all’ambiente in cui si opera, che in tutti gli ambiti della vita umana.
L’Area dell’Autonomia: quest’area riguarda l’esercizio della volontà e dello spirito d’iniziativa e corrisponde in primo luogo alla tendenza dell’individuo ad essere e a sentirsi autonomo nelle sue scelte, che pertanto devono essere autodeterminate. L’autonomia della persona passa attraverso il suo senso d’integrità e la coscienza di sé stessi che sono intrinseci a tutte le azioni che nascono dall’autodeterminazione individuale. Autonomia non vuole dire isolamento, al contrario la Relazionalità e la Competenza nell’interazione con altri individui e contesti rispondono ad una scelta frutto di idee e decisioni autonome, sulla base di interessi e propensioni proprie.
I bisogni appena elencati sono tutti bisogni di autorealizzazione, non sono bisogni fisiologici, non serve soddisfarli per poter vivere, si vive ugualmente, anche se con tutta probabilità, si vivrà nella frustrazione e nelle sofferenza. Il senso di autorealizzazione dà vita alla felicità, al senso di pienezza e di appagamento della persona. Gli studi della psicologia positiva accendono i riflettori sul fatto che l’autorealizzazione e la felicità che ne scaturisce, non sono solamente stati emotivi semplici, ma sono soprattutto importanti risorse psicologiche che possono essere impiegate per raggiungere i propri obiettivi.
La felicità è una vera e propria risorsa psicologica che non solo migliora le relazioni affettive e le prestazioni nel proprio campo di azione, ma produce anche importati benefici sul piano fisico, stimolando in tal modo un circolo virtuoso che si autoalimenta.