La dottoressa Montessori non definisce il suo pensiero educativo e formativo un metodo, ma educazione alla vita. Montessori si concentra sull’ambiente adatto, a misura di bambino, sulla libera scelta e l’interesse, sull’adulto come guida e sulla normalizzazione e fa di questi quattro punti la base, le fondamenta del suo metodo: l’adulto agisce sul bambino in modo indiretto, attraverso l’ambiente che deve essere predisposto apposta per lui, che impara dall’ambiente stesso con la guida dell’adulto che lo accompagna.
M. Montessori quando parla dell’intimo raccoglimento del bambino che lavora lo assimila ai mistici e agli uomini di scienza alle prese con una concentrazione talmente intensa che sembra isolarli dalle cose del mondo. L’innesco del lavoro, della disciplina, non sono atti obbligati ma scaturiti dall’attenzione che si focalizza e proprio per questo il primo compito dell’adulto è quello di “riconoscere il polarizzarsi dell’attenzione”, che è un fenomeno molto simile all’esperienza del flow. La Montessori non si curerà solo dei determinanti dell’attenzione che l’attirano (relativa dimensione, forma, colore, movimento, contrasto, intensità, durata, ripetizione) ma anche e soprattutto dei fattori che la trattengono perché sono quelli che provengono dal soggetto stesso e dalle sue motivazioni profonde. “La lezione è un appello all’attenzione. Se l’oggetto risponde agli intimi desideri del bambino e rappresenta qualcosa che li soddisferà, incita il bambino ad un prolungata attività, poiché egli se ne rende padrone e continua ad usarlo”.
Nel suo libro “Il bambino in famiglia” lei scrive “…. vi sono nell’individuo esigenze intime, per le quali mentre egli si abbandona ad un lavoro misterioso, si richiede la completa solitudine, la separazione da tutto e da tutti”. Questa è la forza della concentrazione che accomuna i bambini anche molto piccoli agli scienziati.
Per fare in modo che si realizzi tale attenzione prolungata ci vogliono degli oggetti ed un’attività da svolgere con essi e su di essi, “vediamo che esiste uno stretto legame tra il lavoro manuale che si compie nella vita comune e la profonda concentrazione dello spirito”. Questo “sprofondarsi dell’anima in se stessa” non è proprio delle persone eccezionali ma è proprio, all’inizio, di ogni bambino, ma che poi si conserva solo in poche persone sino all’età adulta. All’inizio della vita, la concentrazione non è straordinaria ma del tutto ordinaria.
Nel suo libro “L’Autoeducazione” M. Montessori dedicherà un intero capitolo all’attenzione. La Dottoressa osserva che il fatto fondamentale della sua scoperta è proprio l’attenzione e scrive, “l’organizzazione della vita psichica si inizia con un fenomeno caratteristico di attenzione…E ogni volta che avveniva una simile polarizzazione dell’attenzione, cominciava il bambino a trasformarsi completamente, a farsi più calmo, quasi più intelligente e più espansivo: egli mostrava qualità interiori straordinarie”.
E qui, Montessori mette in relazione la spontanea concentrazione infantile con la contemplazione, con i momenti più intensi e nobili della vita adulta che ricordavano i fenomeni di coscienza più alti, come quelli della conversione: “fin che una cosa speciale intensamente l’attrae, la fissa, e allora l’uomo ha la rivelazione di sè stesso, sente di cominciare a vivere”.
Una viva e costante concentrazione è il segreto di ogni apprendimento e di ogni insegnamento.
L’attenzione va ricercata e va aiutata.
Tutto l’ambiente, tutto il materiale e tutte le attività montessoriane a tutte le età, ma soprattutto nel primo piano di sviluppo (0-6), sono finalizzate ad aiutare la concentrazione verso punti di interesse e, una volta che si è innescata, deve essere protetta, ovvero lasciata libera di agire. “La libertà è la condizione sperimentale per studiare i fenomeni dell’attenzione del bambino”.
Quando il bambino si concentra la sua mente si sviluppa e la sua personalità si costruisce.
La concentrazione è legata sì alla motivazione, nel senso che il coinvolgimento genera la concentrazione, ma possiede anche una logica interna, una “formazione interiore”. Solo dopo che ci si è riusciti a concentrare ci si coinvolgerà emotivamente.
Il bambino si concentra facendo un’attività liberamente scelta e quando la mano e la mente lavorano assieme abbiamo il miracolo dell’apprendimento e dello sviluppo, la “magia” della mente assorbente.
Come ha detto Montessori, “l’azione assorbe l’intera attenzione ed energia del bambino…L’uso delle mani porta ad una profonda attenzione”. “La concentrazione fa parte della vita, non è la conseguenza di un metodo di educazione. Il metodo Montessori si basa sulle qualità di un contesto, la scuola e la famiglia, che rende sociale il tipo d’impegno e focalizza l’attenzione. Più di qualsiasi altro sistema educativo, l’intero metodo Montessori si basa totalmente su una profonda comprensione delle relazioni tra la mente e il cervello”.
Possiamo dire che quella della Montessori è, nel suo insieme, una pedagogia dell’attenzione. Attenzione al bambino, ai suoi bisogni, ma anche e soprattutto impegno e considerazione nostre nel preservare quell’ attenzione del bambino che gioca-lavora, che abbiamo visto essere fondamento della personalità umana. Attenzione, dunque, nel fare in modo che “l’ambiente maestro” e la “voce delle cose” ottengano, da soli, gli obiettivi desiderati, e uno su tutti è proprio il polarizzarsi dell’attenzione che porta poi alla normalizzazione, senza che interventi superflui e a volte dannosi da parte adulta inficino il risultato desiderato.