05/04/2025
Artigiani di felicità
Molte donne si interrogano su come poter aumentare la propria autostima e affrontare con maggiore sicurezza le sfide quotidiane. Secondo Luca Stanchieri, life coach professionista e mio Maestro per eccellenza, l'autostima è una combinazione di amore, speranza e fiducia nella propria mente. Nel suo libro "Come allenare l'autostima e vivere sereni", propone 101 esercizi pratici per rafforzare l'io e sviluppare il proprio potenziale. Ed è proprio così: l'autostima non è qualcosa che si ha o non si ha. È una forza che si allena. Un seme che si coltiva ogni volta che scegliamo di rispettarci, di riconoscerci valore, di volerci bene. E ogni volta che lo facciamo, anche solo un po', qualcosa dentro di noi si raddrizza. Trova posto. Respira.
Ma non basta sentirsi all’altezza: spesso, quando si parla di autostima, si intreccia un’altra grande domanda che tante donne mi pongono nei percorsi individuali o durante i corsi: “Come faccio a tenere insieme tutto?”
Lavoro, famiglia, relazioni, sogni personali… sembra che ogni parte della nostra vita chieda il 100%. E noi, nel tentativo di dare tutto, finiamo per sentirci sempre in difetto. Ma l’equilibrio non è una somma perfetta. È un'armonia dinamica, fatta di ascolto, priorità, e soprattutto, di presenza.Trovare questo equilibrio non significa diventare superdonne multitasking. Significa imparare a scegliere consapevolmente dove mettere energie e tempo, imparare a dire dei no giusti per poter dire dei sì veri.
Nel metodo Montessori si dice che “la vera disciplina nasce dalla libertà interiore”: vale anche per noi. Serve imparare ad ascoltare i propri bisogni, ad accettare che non possiamo essere ovunque, ma possiamo essere davvero presenti lì dove scegliamo di esserci.
Nel percorso Lasciati Brillare, lavoriamo anche su questo: imparare a bilanciare senza colpevolizzarsi, a scegliere con chiarezza, a vivere con leggerezza e intenzione. Perché felici, sì, s’impara. E anche l’equilibrio, se lo coltivi con amore, arriva.
Ed eccola lì, la domanda che punge come una spina sotto pelle: “Perché non riesco mai a dire di no?”
Dietro questa fatica si nasconde spesso una convinzione radicata: dire di no è egoismo, è deludere, è mancare d’amore. Eppure, ogni volta che dici sì contro te stessa, il prezzo lo paghi tu — in tempo, energia, benessere, serenità.
E sai una cosa? Non si tratta solo di assertività. Si tratta di identità. Imparare a dire no, nel mio approccio di coaching umanistico, significa riconoscere che valgo anche quando metto un confine, che posso amare senza annullarmi, che posso essere generosa senza svuotarmi.
E lo dico sempre anche alle mamme nei percorsi Montessori: educare un bambino al rispetto parte da noi. Da quanto ci rispettiamo, da quanto ci ascoltiamo, da quanto siamo capaci di prenderci cura dei nostri sì e dei nostri no. Nel laboratorio gratuito che ho creato lo scorso gennaio, Radici di Coraggio, tante donne si sono sorprese nello scoprire che dietro la paura di dire no c’erano potenzialità dormienti: la prudenza, la gentilezza, il senso di giustizia, pronte a mostrarsi in una forma nuova.
Nel percorso Lasciati Brillare, queste potenzialità le alleniamo sul serio. Perché un no detto bene non allontana: illumina chi sei davvero.
Questa domanda arriva spesso sottovoce. Come un sussurro che si vergogna di esistere.
Hai un lavoro, una famiglia, magari anche dei momenti felici. Eppure dentro… qualcosa si è spento. Ti senti scollegata da te stessa. Come se fossi spettatrice della tua vita, più che protagonista. Sai cosa rispondo, quando una donna mi dice questo?
Che non si è persa, ma si è dimenticata di ascoltarsi.
E non per colpa. Ma per amore. Perché per anni ha messo al primo posto gli altri. Ha fatto il possibile per tenere tutto insieme, per non deludere, per essere “brava”.
E in tutto questo, ha messo in pausa i suoi desideri più profondi, la sua creatività, le sue passioni, perfino la sua visione di sé. Nel mio lavoro, quando vedo queste anime luminose un po' offuscate, la prima cosa che faccio è aiutarle a riconnettersi alla loro unicità.
Non con un esercizio motivazionale, ma con un percorso vero: di ascolto, di sblocco, di riscoperta.
Come diciamo spesso nel metodo Montessori, la vita vera inizia quando l’ambiente permette al potenziale di emergere. E quell’ambiente, a volte, lo creiamo insieme.
Nel percorso Lasciati Brillare ci prendiamo il tempo per questo. Per tornare ad abitarci. Per ricucire il filo con noi stesse. E scoprire che c’è ancora tantissimo da dire, da fare, da essere.
La felicità… quella vera. Non quella delle frasi fatte, delle immagini patinate o dei motivi da trovare a forza.
La felicità che cerchiamo quando ci sentiamo stanche. Quando ci domandiamo se c’è qualcosa di più. Quando sentiamo che la vita ci chiama… e non vogliamo più mettere il silenzioso.
Per me, non è uno stato da raggiungere, ma un modo di stare nella vita.
Un orientamento, come lo chiama il coaching umanistico, un nuovo sguardo come lo chiamo io. Una scelta quotidiana di guardarsi con benevolenza, di imparare da ogni caduta, di riconoscere e allenare ciò che di buono già c’è.
Felicità è sapere che hai valore, anche nei giorni in cui non produci nulla. È svegliarti e sapere che puoi essere te stessa, senza dover dimostrare, senza doverti guadagnare l’aria che respiri.
Montessori parlava della gioia profonda che nasce dal fare con le proprie mani. Ecco: la felicità si costruisce così.
Un passo alla volta, un esercizio alla volta, un giorno alla volta.
Non è perfetta. Ma è autentica. E ha il tuo volto.
Ed è questo il cuore del mio lavoro. Aiutarti a riconoscere le tue potenzialità, a farle fiorire, a illuminare la tua strada con ciò che già abita in te.
Il percorso Lasciati Brillare è nato proprio per questo: non solo per insegnarti ad essere felice, ma per accompagnarti a scoprire che puoi esserlo sul serio, a modo tuo e SOLO a modo tuo. Qui. Su questa terra.
Allora forse è arrivato il tuo momento.
Non per stravolgere la tua vita, ma per tornare a viverla con pienezza. Per scegliere te. Per lasciarti brillare.
Il percorso Lasciati Brillare comincia sabato 3 maggio a Montichiari. Sono sei incontri, sei sabati pomeriggio, pensati per chi desidera fare un viaggio autentico dentro di sé, accompagnata con cura.
Se vuoi saperne di più, partecipa a uno dei webinar gratuiti di aprile, oppure scrivimi nel modo che ti va di più e sarà un piacere raccontarti tutto.
Con affetto,
Santina
16/03/2025
Artigiani di felicità
Quando ho vissuto la separazione e il divorzio, è stato un periodo duro e doloroso sotto molti aspetti: emotivo, affettivo ed economico. La mia famiglia – i miei genitori e mio fratello – è stata un sostegno essenziale per me e per mio figlio Carlo. La loro presenza discreta e costante ha rappresentato la base su cui ricostruire fiducia e speranza nel futuro.
Ho imparato che anche il dolore più profondo può essere attraversato e trasformato, ma prima di tutto va accolto con gentilezza. Ci sono stati momenti di sconforto in cui mi sono sentita sopraffatta, ma ho cercato di non respingere quelle emozioni. Ho imparato a stare con il mio dolore, ad ascoltarlo senza paura, senza volerlo soffocare o negare. Accoglierlo mi ha permesso di dargli un senso, di comprenderne il messaggio e di trasformarlo in una spinta per rinascere. Non mi sono mai lasciata definire da ciò che stavo vivendo: ero una persona che attraversava una fase difficile, non la mia difficoltà. Oggi, con il senno di poi, riconosco che quel passaggio è stato per il mio bene e per la mia crescita, perché mi ha insegnato a guardarmi con più amore e comprensione.
La fine di una relazione importante può travolgerci con emozioni intense come rabbia, tristezza e senso di fallimento. Quest'ultimo, in particolare, può insinuarsi profondamente nella nostra identità, facendoci credere di non essere stati abbastanza, di aver sbagliato o di aver perso qualcosa di irrecuperabile. Spesso cerchiamo di evitare queste emozioni, temendo che ci schiaccino, ma la vera guarigione avviene quando ci concediamo di sentirle senza giudizio. Accettare il senso di fallimento significa riconoscere che una relazione finita non definisce il nostro valore personale, ma è solo una parte della nostra storia, da cui possiamo imparare e crescere.
Maria Montessori insegnava che la crescita passa attraverso l’osservazione paziente e non giudicante. Ho applicato questo principio a me stessa: ho osservato le mie emozioni, le ho accolte e comprese. In questo modo, il dolore ha smesso di essere un ostacolo e si è trasformato in una guida per la mia rinascita.
Nel coaching spirituale ho scoperto un principio prezioso: ogni emozione, anche la più dolorosa, ha un messaggio per noi. Quando ho chiesto al mio dolore cosa volesse insegnarmi, ho scoperto parti di me che avevano bisogno di essere viste e amate. Questo è stato il mio punto di svolta.
Dopo una separazione, ci si sente spesso frammentati tra un “prima” e un “dopo”. Il "prima" rappresenta ciò che eravamo all'interno della relazione, con le nostre certezze e abitudini, mentre il "dopo" appare come una terra sconosciuta, spesso carica di paura e insicurezza. La tentazione di identificarsi con il dolore (“sono divorziata”, “sono stata tradita”) è forte, perché ci sembra che la nostra identità sia stata stravolta. Tuttavia, questa visione può diventare limitante: la fine di una relazione non è la fine della nostra storia, ma una svolta che può condurci a una versione più autentica e consapevole di noi stesse. La vera sfida è trasformare quel "dopo" in un'opportunità per riscoprire chi siamo, cosa vogliamo e come possiamo costruire una nuova vita su basi più solide e in sintonia con la nostra vera essenza.
Un elemento fondamentale nel metodo Montessori è l'importanza dell'ambiente e del contesto in cui viviamo. Quando affrontiamo un periodo difficile, ciò che ci circonda può influenzare profondamente il nostro benessere. Creare un ambiente che favorisca la serenità, il comfort e la rigenerazione interiore diventa essenziale. Circondarsi di persone che ci sostengono, riorganizzare gli spazi in modo che ci trasmettano armonia, dedicare del tempo a luoghi che ci fanno stare bene: tutto questo può fare la differenza nel processo di rinascita e guarigione. Il nostro contesto non è solo esterno, ma anche interno: prenderci cura dei nostri pensieri, delle nostre emozioni e del modo in cui ci parliamo è altrettanto importante. Quando costruiamo un ambiente che ci supporta, dentro e fuori di noi, possiamo ritrovare più facilmente equilibrio e fiducia nel futuro.
Cosa provo davvero in questo momento?
Di cosa ho bisogno oggi per stare meglio?
Quale piccolo gesto posso fare per me stessa?
Creare questo spazio di consapevolezza è il primo passo per ricostruire un senso di sé più autentico e libero.
Nei momenti di crisi tendiamo a focalizzarci sulle mancanze, ma è proprio lì che possiamo riscoprire le nostre potenzialità: coraggio, resilienza, speranza. Allenare uno sguardo positivo non significa negare la difficoltà, ma imparare a riconoscere che, accanto al dolore, ci sono anche risorse preziose dentro di noi. La mente è abituata a concentrarsi su ciò che manca, ma possiamo educarla, con costanza e intenzionalità, a vedere anche le possibilità.
Come coach, vedo ogni giorno quanto sia potente questo approccio. Il cambiamento non è immediato, ma richiede pratica: iniziare con piccoli gesti quotidiani di gratitudine, celebrare i propri successi, riconoscere gli sforzi fatti. Ogni passo in questa direzione aiuta a costruire una mentalità più forte e aperta al futuro, trasformando le difficoltà in occasioni di crescita.
Anche nel mio percorso personale, attraversare il divorzio mi ha permesso di scoprire una forza interiore che non sapevo di avere. Ho imparato a fidarmi del mio istinto, a prendere decisioni con prudenza e a coltivare una speranza che ha aperto nuovi orizzonti. Questo processo di scoperta non solo mi ha aiutata a superare il dolore, ma ha trasformato profondamente il mio modo di vivere.
Dopo un tradimento o una separazione, fidarsi di nuovo sembra impossibile. Il dolore crea muri, ma la fiducia è una scelta che possiamo compiere consapevolmente e che richiede coraggio, pazienza e impegno. Non è un atto impulsivo, ma un percorso che parte da noi stesse: decidere di fidarsi significa aprire uno spiraglio, anche piccolo, alla possibilità di ricostruire un rapporto positivo con noi stesse e con gli altri. La fiducia non è cieca, né deve essere imposta: è un processo graduale, che si nutre di esperienze, di ascolto interiore e di nuove consapevolezze. Scegliere di fidarsi non significa dimenticare ciò che è stato, ma imparare a non lasciare che il passato definisca il nostro futuro.
Il punto di partenza è ricostruire il rapporto con noi stesse. Conoscere meglio le nostre emozioni e bisogni ci aiuta a creare relazioni più sane, perché i sentimenti sono il filo conduttore di ogni esperienza di vita. Imparare ad accoglierli e ad esprimerli in modo autentico ci permette di riconoscerci e di farci riconoscere dagli altri, senza paura di essere giudicate. Un metodo efficace è la Comunicazione Non Violenta, che insegna non solo a esprimersi con chiarezza e rispetto, ma anche a valorizzare il mondo emotivo come risorsa fondamentale per costruire legami profondi e significativi.
Piccoli passi concreti, come aprirsi con una persona fidata, possono aiutarci a riscoprire il valore della fiducia e a sentirci più sicure nelle nostre scelte.
Dopo una separazione, il futuro appare incerto e spaventoso. Ma l’incertezza non significa rassegnazione: significa accogliere la possibilità di un nuovo inizio e riconoscere che proprio nel disorientamento può celarsi un'opportunità di trasformazione. Quando tutto sembra sfuggire al nostro controllo, abbiamo la possibilità di imparare ad affidarci alla vita con più fiducia, a sviluppare nuove risorse interiori e a scoprire aspetti di noi stesse che prima non avevamo mai esplorato. L’incertezza diventa quindi una palestra per la crescita, un terreno fertile per allenare la capacità di adattamento, di resilienza e di apertura alle infinite possibilità che il futuro può offrirci.
Il primo passo è chiedersi: Cosa mi rende davvero felice? Cosa voglio per me stessa?
Nel coaching umanistico, incoraggio a individuare piccole azioni che portino gioia. Non serve stravolgere tutto in un giorno: la felicità si costruisce un passo alla volta. E come studentessa nel percorso per diventare Spiritual Coach, mi alleno a stare nell'ombra per riscoprire la luce. Accettare i momenti di buio, senza paura né fuga, significa permettersi di esplorare la profondità di sé stesse, riconoscendo che è proprio lì che nascono le intuizioni più autentiche e le trasformazioni più profonde. La luce non è assenza di ombra, ma la sua naturale evoluzione quando impariamo a integrarci con tutte le nostre parti, senza rifiutarne nessuna.
Riprendere in mano la propria vita quotidiana è un processo graduale. Gesti semplici, come creare una routine che ci fa stare bene o dedicarsi a una passione, possono fare una grande differenza.
Il metodo Montessori e il coaching umanistico offrono strumenti pratici per ritrovare equilibrio. Un esercizio utile è dedicare 10 minuti al giorno all’ascolto di sé: respirare, riconoscere le emozioni, compiere un piccolo gesto per il proprio benessere.
Questi passi creano basi solide per un nuovo capitolo di vita. Non serve avere fretta: la felicità si impara strada facendo, con curiosità e amore per la vita. La tentazione di cercare una soluzione immediata, un rimedio rapido per il dolore, è forte, ma forzare il cambiamento non aiuta. "Chiodo schiaccia chiodo" non funziona davvero, perché ogni ferita ha bisogno del suo tempo per guarire. Il vero percorso di rinascita avviene quando ci concediamo il tempo necessario per comprendere, accogliere e trasformare ciò che è stato, senza cercare scorciatoie.
Il dolore non è una destinazione, ma un passaggio. Se lo attraversiamo con consapevolezza e amore per noi stesse, ci porta verso una versione più forte e autentica di noi. Come scriveva Carlos Castaneda, "Un guerriero prende ogni cosa come una sfida, non come una benedizione o una maledizione". Il dolore può sembrare una barriera, ma in realtà è una porta: accoglierlo significa permettergli di trasformarci, di renderci più sagge e più capaci di vedere la vita con occhi nuovi. È nell’attraversamento della sofferenza che scopriamo le risorse interiori che non sapevamo di avere, e impariamo a muoverci nel mondo con più fiducia e profondità.
La felicità non è un traguardo lontano, ma una scelta quotidiana. Ogni giorno possiamo decidere di onorare la nostra vita e i nostri desideri.
Benvenuta nel tuo viaggio di rinascita. Benvenuta in Happy Life Balance, dove la felicità si impara strada facendo.
20/10/2024
Giorni che contano
Come Individuare i punti di forza di tuo figlio
Ogni bambino, ogni ragazzo è un piccolo universo di potenzialità, e come genitori abbiamo l'importante compito di scoprire e valorizzare i suoi punti di forza. Nel metodo Montessori e nel coaching umanistico, il focus è proprio su questo: riconoscere le qualità uniche di ciascuna bambina e ragazza, e allenarle per farle diventare la base della sua sicurezza e del suo benessere. Questo processo non solo costruisce autostima, ma crea anche un senso di appartenenza all’interno della famiglia, dove ciascuno ha un ruolo preciso e contribuisce al benessere comune.
Vediamo insieme come fare.
1. Osservare Consapevolmente: alla scoperta delle qualità uniche
Il metodo Montessori ci insegna che l’osservazione è il primo passo per conoscere davvero un bambino, e un ragazzo. Prenditi del tempo per osservare tuo figlio durante le sue attività quotidiane: mentre gioca, interagisce con altri bambini o si immerge in un progetto creativo. Noterai che ci sono momenti in cui brilla, mostrando qualità naturali come la curiosità, la pazienza, la creatività o la capacità di risolvere i problemi.
Cosa noti di speciale in tuo figlio?
Magari è un ottimo mediatore di conflitti, o è abile nel far ridere gli altri quando c’è "maretta" in famiglia. Potrebbe avere un talento naturale per seguire istruzioni tecniche con precisione (per esempio quando di montano di mobili!!!), o mostrare una calma sorprendente nei momenti di crisi.
L'osservazione consapevole ti permette di scoprire queste qualità nascoste e di iniziare a valorizzarle in modo concreto.
2. Creare esperienze di successo: Il potere del fare
Per aiutare tuo figlio a scoprire e riconoscere i suoi punti di forza, è importante che faccia esperienza di successo. Offrigli attività e compiti che possano sfidarlo in modo positivo, senza essere troppo difficili o frustranti. L’idea montessoriana di proporre materiali e attività alla portata della bambina, o della ragazza, ma capaci di stimolarlo, è fondamentale in questo processo. Non troppo facili, da far perdere lo stimolo, e nemmeno troppo difficili da far perdere l'entusiasmo.
Prova con attività diverse: cucinare insieme, lavorare in giardino, risolvere puzzle, dipingere o fare piccoli lavori manuali. Queste esperienze permettono di osservare in quale ambito tuo figlio si sente più sicuro e competente, offrendoti indizi su dove risiedono i suoi punti di forza.
3. Il feedback positivo: seminare fiducia e consapevolezza
Una volta individuate le qualità di tuo figlio, è essenziale offrirgli un feedback positivo e specifico. Nel coaching umanistico, si lavora molto sul rinforzo delle potenzialità, perché è da lì che nasce la fiducia nelle proprie capacità.
Sii chiaro e concreto: "Sei davvero capace a risolvere i problemi, mi è piaciuto molto come hai trovato una soluzione quando non sapevamo cosa fare!" oppure "La tua capacità di farci sorridere quando siamo tutti un po' nervosi è preziosa, grazie!"
Quando un bambino, o un ragazzo, riceve messaggi chiari su ciò che fa bene, impara a riconoscere quelle qualità come parte di sé e inizia a costruire una solida autostima.
4. Costruire un ruolo nella squadra familiare
Far sentire tuo figlio parte della famiglia, con un ruolo chiaro e riconosciuto, è un passo importante. Ogni famiglia è come una squadra, dove ogni membro contribuisce con le proprie qualità e capacità. Il metodo Montessori incoraggia a responsabilizzare i bambini, come i ragazzi, e a farli sentire partecipi fin da piccoli, coinvolgendoli in attività quotidiane che possano valorizzare i loro talenti.
Coinvolgilo nelle attività familiari: se tuo figlio è bravo in cucina, lascia che sia il "piccolo chef" di casa. Se ha un talento per far ridere, fagli sapere quanto apprezzi la sua capacità di portare leggerezza nei momenti difficili. Se è particolarmente bravo a seguire istruzioni tecniche, magari può aiutarti nei piccoli progetti di bricolage.
Questo aiuta tuo figlio a sentirsi utile e a percepire il valore delle proprie capacità all’interno della famiglia, rafforzando il suo senso di appartenenza e di autostima.
5. Coltivare un clima di fiducia e libertà
Creare un ambiente familiare di fiducia e apertura è fondamentale per favorire l’espressione delle potenzialità dei bambini. Il coaching umanistico si basa sull’amore per la vita e la fiducia nel proprio percorso, ed è importante che i bambini si sentano liberi di sperimentare e di esprimere le loro qualità senza paura del giudizio.
Favorisci un clima positivo in cui il bambino si senta accolto, amato e libero di essere se stesso. Questo incoraggia la sua crescita e lo aiuta a sviluppare consapevolezza delle proprie potenzialità in un contesto di sicurezza e amore.
In conclusione ti lascio delle domande per riflettere.
Per aiutarti a scoprire e valorizzare i punti di forza di tuo figlio, o di tua figlia ecco alcune domande che puoi porti:
In quali momenti vedo brillare mio figlio/a?
Cosa posso fare oggi per favorire lo sviluppo dei suoi punti di forza?
Come posso comunicargli, in modo positivo e costruttivo, che apprezzo le sue qualità?
Ricorda, il compito di un genitore è accompagnare, osservare e riconoscere i talenti unici del proprio bambino/a, come dei propri ragazzi o ragazze, creando così un ambiente familiare ricco di crescita, amore e felicità condivisa.