Ottobre
Le possibilità impossibili. Non si lascia indietro nessuno!
Oggi, purtroppo quasi senza rendercene conto, rifiutiamo tutto quello che non è immediato e istantaneo. Il famoso detto: “Chi va piano, va sano e va lontano” non prende più!!! Se la pagina di Google non si apre subito, ma proprio subito, già ci spazientiamo; se al messaggio non segue immediatamente l’emoj che ride o che piange o che saluta, andiamo in ansia; se i likes sui social tardano ad arrivare la depressione è alle porte; se qualcuno arriva con qualche minuto di ritardo ad un appuntamento il nervosismo si fa sentire; se ci fermiamo, con la macchina, alle strisce pedonali per far attraversare un pedone…sapete bene cosa succede…
Dalla forma passa la sostanza, ed a volte, la sostanza che ci viene rimandata dalle nostre azioni non è umanamente edificante. Tutto, ormai, associato al termine “lentezza”, ci riporta ad un significato negativo: debolezza, stanchezza, noia, vecchiaia, diversità, dsa (disturbi specifici di apprendimento), bes (bisogni educativi speciali), disabilità…
Sembriamo non più capaci di trovare “momenti” per vivere una dimensione di lentezza perché siamo in un vortice tecnologico nel quale ci mettiamo a servizio.
Eppure saper rallentare e saper guardare al di là del futuro impegno imminente da svolgere, ci consentirebbe di vedere e capire noi stessi e gli altri come difficilmente c’immaginiamo. Maria Montessori nel lontano 1898 quando sollevò la questione dei bambini frenastenici sosteneva che l’educazione corrisponde ad aiutare il bambino a sfruttare la potenza auto-educante di cui ognuno è portatore, e il suo metodo partì proprio con lo studio e l’osservazione di bambini con problemi psichici espandendosi poi all’educazione di tutti i bambini del mondo. La pazienza, il silenzio, la lentezza sono stati i maggiori alleati della Montessori. Il 7 aprile 1900 venne inaugurata la Scuola Magistrale Ortofrenica e i risultati di apprendimento osservati furono impressionanti.
Solo se andiamo lenti possiamo vedere “dentro l’anima del fanciullo l’uomo che ci sta assopito” scrive Maira Montessori e solo se andiamo piano piano possiamo cogliere l’essenza di un bambino e non solo la sua disabilità.
L’argomento è complesso ed è mia intenzione portare alla riflessione, non alla polemica. Tanti sono i servizi, scolastici, territoriali, educativi, di volontariato, che ruotano attorno all’inclusività scolastica dei bambini diversamente abili, e di conseguenza tante sono le persone che, a vario titolo, si trovano a “doversi” prendere cura della situazione di difficoltà: tante persone che costituiscono i servizi, tante persone appunto, che possono fare la differenza attraverso il loro modo di essere, di agire, di comportarsi; nel dire una parola di conforto invece di una di giudizio, nel guardare negli occhi la persona con la quale stanno parlando invece di guardare l’orologio o il telefono, nel “dare tempo” alle situazioni per voler vederle davvero non solo per compilare un modulo, nel guardare i bambini con delle fragilità volendo trovare i punti di forza e non solo e sempre i punti deboli! Solo così non lasciamo indietro nessuno. Qual è, secondo voi, il ruolo della diversità? Io voglio credere che una delle sue funzioni sia proprio quella di dimostrarci che ci sono diversi tipi di andature e di velocità, ed imparare ad apprezzare la lentezza può diventare una risorsa.
Invito alla lettura
Gianfranco Zavalloni
La pedagogia della lumaca
Per una scuola lenta e nonviolenta
EMI Bologna