Novembre
Ogni cosa a suo tempo, un tempo per ogni cosa.
La normalizzazione: ma…che roba è?
Questo articolo è molto legato a quello del mese scorso quasi da esserne una seconda parte, che continua a cogliere nel rispetto dei tempi della natura umana lo scorrere della nostra vita e soprattutto dovrebbe vedere e osservare, nel rispetto dei tempi dei bambini, il fluire della loro formazione. L’obiettivo principale del Metodo Montessori è la “normalizzazione” del bambino, questo termine ha dato adito a molti fraintendimenti, invece per “normalizzazione” Maria Montessori intende il processo attraverso cui il bambino raggiunge l’equilibrio, la spontaneità, e la capacità di utilizzare nel modo più completo le sue caratteristiche e potenzialità. Questo può essere possibile solo ed esclusivamente se noi adulti non ci mettiamo del nostro… La dottoressa Montessori nei suoi scritti è sempre molto diretta, schietta e sincera, non gira attorno ai concetti per “indorarci la pillola” e scrive nel “Segreto dell’Infanzia” a pag. 224: “L’adulto ha spinto indietro l’anima del bambino, si è sostituito a lui, vi ha soffiato sopra i suoi aiuti inutili, le sue suggestioni e l’ha spenta: e non se ne è reso conto”. Ricordiamoci sempre di queste parole quando diciamo a un bambino “faccio io che tu sei piccolo e non sei capace”. La filosofia Montessori divide lo sviluppo dell’individuo in quattro momenti evolutivi ben distinti che sono i quattro piani di sviluppo che partono dalla nascita e arrivano ai 24 anni e scandiscono il ritmo di costruzione della vita stessa, all’interno di questi anni il primo periodo, quello della fanciullezza che va da zero a sei anni è quello che più c’interessa in quanto dà ai bambini, nei suoi anni più formativi, una base solida per diventare un adulto responsabile, felice e realizzato. Durante gli anni della fanciullezza ci sono dei periodi particolari chiamati periodi sensitivi nei quali il bambino sviluppa una irrefrenabile attrazione per qualcosa. Può trattarsi di una competenza o dell’apprendimento di una abilità; noi adulti/educatori riconosciamo che si tratta di un periodo sensitivo perché il bambino mostra un interesse particolare in un’area specifica. Possiamo paragonare i periodi sensitivi a dei fari che si accendono su determinati aspetti della vita del bambino per un periodo limitato di tempo, i principali periodi sensitivi sono legati all’ordine, al movimento e al linguaggio. Ma...vi chiederete…perché c’interessano i periodi sensitivi e i piani di sviluppo? C’interessano eccome, perché fanno tutti parte di un grande quadro che è il processo di sviluppo del bambino scandito da tempi precisi, lenti e pazienti, che sono tempi della natura e non i nostri! Come non si possono tirare i fiori per farli crescere velocemente, allo stesso modo non possiamo spingere i bambini verso esperienze che non sono ancora pronti a vivere, ma non sostituiamoci a loro quando invece possono fare da soli!
Concludo informandovi che ci sarà una sorpresa! Sto preparando un regalo di Natale per tutti i miei lettori!!!
Invito alla lettura
Elena Balsamo
Libertà e amore
L’approccio Montessori per un’educazione secondo natura
Prefazione di Piero Ferrucci
Il leone verde Edizioni