Impariamo a non interferire con il lavoro del bambino
Molti genitori non credono più che i bambini siano vasi vuoti da riempire con informazioni, nozioni e buone maniere.
Hanno letto libri di educazione, hanno studiato pedagogisti e magari hanno anche ascoltato qualche formatore illuminato che spiegava cosa sono i bisogni dei bambini, così facendo si sono lasciati accompagnare in una conoscenza approfondita del “mondo dei bambini” per poter rispondere sempre meglio alle necessità infantili gettando le basi a fondamenta, attraverso una conoscenza approfondita, della personalità del futuro adulto o adulta.
Dai miei incontri con le famiglie che scelgono la filosofia della dott.ssa Montessori per l’educazione dei propri figli, mi rendo conto che, pur con le più buone intenzioni c’è ancora molta confusione sull’esatto loro compito educativo. Questa confusione nasce sopratutto dall’interpretazione, spesso troppo personale, data a concetti fondanti la pedagogia Montessori, quali “attività spontanea” e “libera scelta”.
Iniziamo dall’attività spontanea: questo concetto viene spesso utilizzato per riferirsi a due attività che compie il bambino e che sono molto diverse tra loro.
Una cosa è descrivere un bambino come molto attivo perché risponde agli stimoli esterni con continui movimenti e gesti senza distinzione; un’altra cosa è descrivere un bambino sempre come molto attivo quando osserva con attenzione e per un lungo momento un particolare oggetto del suo ambiente, in un contesto tranquillo.
Mentre leggete so per certo che già cogliete la differenza. L’attività del primo bambino è sì attiva, ma non formativa, i suoi movimenti sono dettati da disturbi esterni e questo bimbo si trova in una condizione di distrazione. L’attività del secondo bambino, invece, segue i propri bisogni e risponde alla sua necessità di esplorazione e conoscenza dell’ambiente, e ci troviamo di fronte alla vera e propria attività spontanea della quale parla Montessori, in quanto il lavoro del bambino in quel momento nasce dall’interno e non necessità dell’intervento dell’adulto, e allo stesso modo questo comportamento risponde alla libera scelta proprio perché liberamente il bambino segue i suggerimenti dei suoi bisogni interiori, ma, attenti bene, in un ambiente pensato, progettato a misura del bambino stesso quindi entro limiti ben definiti e precisi dettati dall’adulto educatore.
Questa attività spontanea risiede in ogni bambino e noi adulti educatori dobbiamo essere in grado di non sciuparla intervenendo con l’iperstimolazione o con la privazione. Se gli compriamo giocattoli colorati, sonori, con effetti luminosi, in più lingue, imponiamo ai bambini dei compiti che non sono in nessun modo collegati ai loro bisogni di crescita, e se di conseguenza li priviamo di oggetti semplici, comuni, di tutti i giorni, famigliari, sui quali potrebbe esprimersi la loro attività spontanea di curiosità e d’interesse, siamo noi a rendere i bambini insoddisfatti e sempre alla ricerca di altro, perché nessun vero lavoro appartiene a loro.
Come mai Maria Montessori parla di lavoro e non di gioco?
Perché i bambini amano conoscere in modo approfondito, amano concentrarsi ripetutamente, amano assorbire dentro se stessi quello che stanno facendo raggiungendo uno scopo, amano essere importanti e fare cose impegnative. Questo è lavorare e non giocare. Tutto, chiaramente, commisurato sempre alla loro età!
Noi adulti educatori dobbiamo con tutte le nostre forze comprendere questi concetti perché solo attraverso questa comprensione, permetteremo ai bambini di usare la loro attività spontanea attraverso la libera scelta, e senza il nostro intervento o aiuti non richiesti, lui o lei potrà costruire l’uomo o la donna che sarà domani.
Noi adulti crediamo di essere sempre e solo noi a lavorare sul serio, ed invece anche i bambini lavorano sodo, a differenza nostra, però, non lo fanno per creare dei beni materiali, ma per creare se stessi.
Facciamoci da parte allora e lasciamoli lavorare!
A presto!