Agosto
Serve allenamento per gestire le situazioni critiche.
Consigli per i momenti difficili: l’amore ci acceca, dobbiamo essere preparati!
Nell’articolo di luglio vi ho anticipato che l’amore da solo, per educare, non basta e molti di voi mi avete scritto chiedendomi cosa serve insieme all’affetto e alla dedizione, per formare alla vita un bambino? Dobbiamo contare sulla padronanza di tre strategie: la prima riguarda la conoscenza, la seconda si riferisce all’organizzazione e la terza ve la dico alla fine!
Conoscere le tappe evolutive dei bambini, così da non pretendere troppo, ma nemmeno troppo poco, consente ai bambini di fare esperienze dirette. Su questo aspetto Maria Montessori era molto esplicita: “Quando un bambino non può fare quello che è in grado di fare perché qualcuno non glielo permette, sovrapponendosi a lui, non si tratta di un errore, ma di un danno”. È facendo che i bambini sviluppano le proprie autonomie, agendo da soli! Per esempio sapere che un bambino di tre anni è capacissimo di lavarsi, bene e da solo, le mani, il naso e la bocca, di asciugarsi, e di riporre la salvietta al suo posto diventa necessario di fronte a una crisi di pianto, apparentemente inspiegabile, di un bimbo in bagno con la mamma che insiste per lavarlo lei!
In merito alla seconda strategia, l’organizzazione, i bambini hanno bisogno di routine e rituali, di coerenza, di ripetizioni sempre uguali, di sapere cosa succederà dopo e di essere sicuri che “qual dopo” si replica sempre allo stesso modo, e non abbiate paura che i bambini, così facendo, si annoino, perché avviene il contrario, si rassicurano, si divertono e iniziano a pensare che lo spazio e il tempo possono essere dominati. Il “sempre uguale” ai bambini infonde serenità e per noi adulti, che ci occupiamo di loro, vuol dire creare momenti, su misura per entrambi, sempre più precisi e puntuali. Ho volutamente lasciato la terza strategia, per ultima perché merita attenzione privilegiata: entrano in gioco le nostre emozioni, i sentimenti e i nostri vissuti passati. È la strategia “dolce-ferma”.
È molto importante che quando ci rapportiamo ai bambini, quando comunichiamo con loro, passi tutto il nostro amore e con gran voce. Serve dolcezza nello sguardo e nelle parole, sentimento nell’anima che vuole davvero il bene dell’altro, delicatezza nel tatto e nel tocco, rispetto davanti ad una persona altra da noi, se pur piccola, ma allo stesso tempo, serve essere fermi, sicuri, fiduciosi, certi e coerenti con il proprio ideale educativo che non deve cadere né di fronte a sceneggiate, né davanti a pianti isterici, né, soprattutto, si deve nascondere dietro ai nostri sensi di colpa.
Non crediate che io abbia chissà quali poteri o uno bacchetta magica, oppure che sia semplice educare i bambini con i quali lavoro, non è affatto così! Serve davvero essere preparati e allenati, sempre!
Invito alla lettura
Daniele Novara
Urlare non serve a nulla
Gestire i conflitti con i figli per farsi ascoltare e guidarli nella crescita
Bur Rizzoli