Foto genitori con bambino neonato

Happy Life Balance
Felici s’impara.

 

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Chi sono

Sono una donna, fiera del mio femminile. Una mamma, una compagna, una coach umanista, un’educatrice Montessori, e tutti questi ruoli, che il momento presente mi sta donando, sono accomunati dalla stessa visione che ho della vita meravigliosamente complicata.

In pochissime parole amo definirmi una Allenatrice di Felicità

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La mia mission

Essere una portatrice sana di felicità che ne diffonde la cultura e l’allenamento quotidiano nella palestra della vita.

La felicità è il mio pallino per aver sperimentato in prima persona che, non solo la felicità è possibile, ma è qualcosa che si può imparare, mettendo d’accordo l’Essere, il Fare e l’Amare per realizzare una vita piena di senso e di significato.

Lo dico da persona umana imperfetta e che ha una vita meravigliosamente complicata, plasmata dal signor Errore con cadute e rialzate, anche importanti, ma sempre in continua crescita verso una migliore versione di me. Scopri di più

Rubriche recenti

Questo spazio dedicato alle mie rubriche vuole essere un "posto" di condivisione e comunanza di esperienze di vita.

05/04/2025

Artigiani di felicità

 Ma davvero credi che si possa essere felici su questa terra???

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Come posso aumentare la mia autostima e fiducia in me stessa?

Molte donne si interrogano su come poter aumentare la propria autostima e affrontare con maggiore sicurezza le sfide quotidiane. Secondo Luca Stanchieri, life coach professionista e mio Maestro per eccellenza, l'autostima è una combinazione di amore, speranza e fiducia nella propria mente. Nel suo libro "Come allenare l'autostima e vivere sereni", propone 101 esercizi pratici per rafforzare l'io e sviluppare il proprio potenziale. Ed è proprio così: l'autostima non è qualcosa che si ha o non si ha. È una forza che si allena. Un seme che si coltiva ogni volta che scegliamo di rispettarci, di riconoscerci valore, di volerci bene. E ogni volta che lo facciamo, anche solo un po', qualcosa dentro di noi si raddrizza. Trova posto. Respira.

Quali sono le strategie per trovare un equilibrio tra vita personale e professionale?


Ma non basta sentirsi all’altezza: spesso, quando si parla di autostima, si intreccia un’altra grande domanda che tante donne mi pongono nei percorsi individuali o durante i corsi: “Come faccio a tenere insieme tutto?”
Lavoro, famiglia, relazioni, sogni personali… sembra che ogni parte della nostra vita chieda il 100%. E noi, nel tentativo di dare tutto, finiamo per sentirci sempre in difetto. Ma l’equilibrio non è una somma perfetta. È un'armonia dinamica, fatta di ascolto, priorità, e soprattutto, di presenza.Trovare questo equilibrio non significa diventare superdonne multitasking. Significa imparare a scegliere consapevolmente dove mettere energie e tempo, imparare a dire dei no giusti per poter dire dei sì veri.
Nel metodo Montessori si dice che “la vera disciplina nasce dalla libertà interiore”: vale anche per noi. Serve imparare ad ascoltare i propri bisogni, ad accettare che non possiamo essere ovunque, ma possiamo essere davvero presenti lì dove scegliamo di esserci.
Nel percorso Lasciati Brillare, lavoriamo anche su questo: imparare a bilanciare senza colpevolizzarsi, a scegliere con chiarezza, a vivere con leggerezza e intenzione. Perché felici, sì, s’impara. E anche l’equilibrio, se lo coltivi con amore, arriva.

Perché non riesco mai a dire di no?


Ed eccola lì, la domanda che punge come una spina sotto pelle: “Perché non riesco mai a dire di no?”
Dietro questa fatica si nasconde spesso una convinzione radicata: dire di no è egoismo, è deludere, è mancare d’amore. Eppure, ogni volta che dici sì contro te stessa, il prezzo lo paghi tu — in tempo, energia, benessere, serenità.
E sai una cosa? Non si tratta solo di assertività. Si tratta di identità. Imparare a dire no, nel mio approccio di coaching umanistico, significa riconoscere che valgo anche quando metto un confine, che posso amare senza annullarmi, che posso essere generosa senza svuotarmi.
E lo dico sempre anche alle mamme nei percorsi Montessori: educare un bambino al rispetto parte da noi. Da quanto ci rispettiamo, da quanto ci ascoltiamo, da quanto siamo capaci di prenderci cura dei nostri sì e dei nostri no. Nel laboratorio gratuito che ho creato lo scorso gennaio, Radici di Coraggio, tante donne si sono sorprese nello scoprire che dietro la paura di dire no c’erano potenzialità dormienti: la prudenza, la gentilezza, il senso di giustizia, pronte a mostrarsi in una forma nuova.
Nel percorso Lasciati Brillare, queste potenzialità le alleniamo sul serio. Perché un no detto bene non allontana: illumina chi sei davvero.

Perché sento che mi sto perdendo, anche se in teoria ho tutto?


Questa domanda arriva spesso sottovoce. Come un sussurro che si vergogna di esistere.
Hai un lavoro, una famiglia, magari anche dei momenti felici. Eppure dentro… qualcosa si è spento. Ti senti scollegata da te stessa. Come se fossi spettatrice della tua vita, più che protagonista.  Sai cosa rispondo, quando una donna mi dice questo?
Che non si è persa, ma si è dimenticata di ascoltarsi.
E non per colpa. Ma per amore. Perché per anni ha messo al primo posto gli altri. Ha fatto il possibile per tenere tutto insieme, per non deludere, per essere “brava”.
E in tutto questo, ha messo in pausa i suoi desideri più profondi, la sua creatività, le sue passioni, perfino la sua visione di sé. Nel mio lavoro, quando vedo queste anime luminose un po' offuscate, la prima cosa che faccio è aiutarle a riconnettersi alla loro unicità.
Non con un esercizio motivazionale, ma con un percorso vero: di ascolto, di sblocco, di riscoperta.
Come diciamo spesso nel metodo Montessori, la vita vera inizia quando l’ambiente permette al potenziale di emergere. E quell’ambiente, a volte, lo creiamo insieme.

Nel percorso Lasciati Brillare ci prendiamo il tempo per questo. Per tornare ad abitarci. Per ricucire il filo con noi stesse. E scoprire che c’è ancora tantissimo da dire, da fare, da essere.

Come posso essere felice davvero?


La felicità… quella vera. Non quella delle frasi fatte, delle immagini patinate o dei motivi da trovare a forza.
La felicità che cerchiamo quando ci sentiamo stanche. Quando ci domandiamo se c’è qualcosa di più. Quando sentiamo che la vita ci chiama… e non vogliamo più mettere il silenzioso.

Ma allora, che cos'è questa felicità “vera”?


Per me, non è uno stato da raggiungere, ma un modo di stare nella vita.
Un orientamento, come lo chiama il coaching umanistico, un nuovo sguardo come lo chiamo io. Una scelta quotidiana di guardarsi con benevolenza, di imparare da ogni caduta, di riconoscere e allenare ciò che di buono già c’è.
Felicità è sapere che hai valore, anche nei giorni in cui non produci nulla. È svegliarti e sapere che puoi essere te stessa, senza dover dimostrare, senza doverti guadagnare l’aria che respiri.

Montessori parlava della gioia profonda che nasce dal fare con le proprie mani. Ecco: la felicità si costruisce così.
Un passo alla volta, un esercizio alla volta, un giorno alla volta.
Non è perfetta. Ma è autentica. E ha il tuo volto.

Ed è questo il cuore del mio lavoro. Aiutarti a riconoscere le tue potenzialità, a farle fiorire, a illuminare la tua strada con ciò che già abita in te.
Il percorso Lasciati Brillare è nato proprio per questo: non solo per insegnarti ad essere felice, ma per accompagnarti a scoprire che puoi esserlo sul serio, a modo tuo e SOLO  a modo tuo. Qui. Su questa terra.

Ti riconosci in queste domande?


Allora forse è arrivato il tuo momento.
Non per stravolgere la tua vita, ma per tornare a viverla con pienezza. Per scegliere te. Per lasciarti brillare.

Il percorso Lasciati Brillare comincia sabato 3 maggio a Montichiari. Sono sei incontri, sei sabati pomeriggio, pensati per chi desidera fare un viaggio autentico dentro di sé, accompagnata con cura.

Se vuoi saperne di più, partecipa a uno dei webinar gratuiti di aprile, oppure scrivimi nel modo che ti va di più e sarà un piacere raccontarti tutto.

Perché sì: anche su questa terra, si può essere felici.

Con affetto,

Santina

16/03/2025

Artigiani di felicità

Ricominciare da te: trasformare il dolore in rinascita

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Ricominciare da te: trasformare il dolore in rinascita

Quando ho vissuto la separazione e il divorzio, è stato un periodo duro e doloroso sotto molti aspetti: emotivo, affettivo ed economico. La mia famiglia – i miei genitori e mio fratello – è stata un sostegno essenziale per me e per mio figlio Carlo. La loro presenza discreta e costante ha rappresentato la base su cui ricostruire fiducia e speranza nel futuro.

Ho imparato che anche il dolore più profondo può essere attraversato e trasformato, ma prima di tutto va accolto con gentilezza. Ci sono stati momenti di sconforto in cui mi sono sentita sopraffatta, ma ho cercato di non respingere quelle emozioni. Ho imparato a stare con il mio dolore, ad ascoltarlo senza paura, senza volerlo soffocare o negare. Accoglierlo mi ha permesso di dargli un senso, di comprenderne il messaggio e di trasformarlo in una spinta per rinascere. Non mi sono mai lasciata definire da ciò che stavo vivendo: ero una persona che attraversava una fase difficile, non la mia difficoltà. Oggi, con il senno di poi, riconosco che quel passaggio è stato per il mio bene e per la mia crescita, perché mi ha insegnato a guardarmi con più amore e comprensione.

Accogliere il dolore per trasformarlo

La fine di una relazione importante può travolgerci con emozioni intense come rabbia, tristezza e senso di fallimento. Quest'ultimo, in particolare, può insinuarsi profondamente nella nostra identità, facendoci credere di non essere stati abbastanza, di aver sbagliato o di aver perso qualcosa di irrecuperabile. Spesso cerchiamo di evitare queste emozioni, temendo che ci schiaccino, ma la vera guarigione avviene quando ci concediamo di sentirle senza giudizio. Accettare il senso di fallimento significa riconoscere che una relazione finita non definisce il nostro valore personale, ma è solo una parte della nostra storia, da cui possiamo imparare e crescere.

Maria Montessori insegnava che la crescita passa attraverso l’osservazione paziente e non giudicante. Ho applicato questo principio a me stessa: ho osservato le mie emozioni, le ho accolte e comprese. In questo modo, il dolore ha smesso di essere un ostacolo e si è trasformato in una guida per la mia rinascita.

Nel coaching spirituale ho scoperto un principio prezioso: ogni emozione, anche la più dolorosa, ha un messaggio per noi. Quando ho chiesto al mio dolore cosa volesse insegnarmi, ho scoperto parti di me che avevano bisogno di essere viste e amate. Questo è stato il mio punto di svolta.

Non sei ciò che ti è successo: riprendere il dialogo con te stessa

Dopo una separazione, ci si sente spesso frammentati tra un “prima” e un “dopo”. Il "prima" rappresenta ciò che eravamo all'interno della relazione, con le nostre certezze e abitudini, mentre il "dopo" appare come una terra sconosciuta, spesso carica di paura e insicurezza. La tentazione di identificarsi con il dolore (“sono divorziata”, “sono stata tradita”) è forte, perché ci sembra che la nostra identità sia stata stravolta. Tuttavia, questa visione può diventare limitante: la fine di una relazione non è la fine della nostra storia, ma una svolta che può condurci a una versione più autentica e consapevole di noi stesse. La vera sfida è trasformare quel "dopo" in un'opportunità per riscoprire chi siamo, cosa vogliamo e come possiamo costruire una nuova vita su basi più solide e in sintonia con la nostra vera essenza.

Un elemento fondamentale nel metodo Montessori è l'importanza dell'ambiente e del contesto in cui viviamo. Quando affrontiamo un periodo difficile, ciò che ci circonda può influenzare profondamente il nostro benessere. Creare un ambiente che favorisca la serenità, il comfort e la rigenerazione interiore diventa essenziale. Circondarsi di persone che ci sostengono, riorganizzare gli spazi in modo che ci trasmettano armonia, dedicare del tempo a luoghi che ci fanno stare bene: tutto questo può fare la differenza nel processo di rinascita e guarigione. Il nostro contesto non è solo esterno, ma anche interno: prenderci cura dei nostri pensieri, delle nostre emozioni e del modo in cui ci parliamo è altrettanto importante. Quando costruiamo un ambiente che ci supporta, dentro e fuori di noi, possiamo ritrovare più facilmente equilibrio e fiducia nel futuro.

Cosa provo davvero in questo momento?

Di cosa ho bisogno oggi per stare meglio?

Quale piccolo gesto posso fare per me stessa?

Creare questo spazio di consapevolezza è il primo passo per ricostruire un senso di sé più autentico e libero.

Scoprire e valorizzare le proprie potenzialità

Nei momenti di crisi tendiamo a focalizzarci sulle mancanze, ma è proprio lì che possiamo riscoprire le nostre potenzialità: coraggio, resilienza, speranza. Allenare uno sguardo positivo non significa negare la difficoltà, ma imparare a riconoscere che, accanto al dolore, ci sono anche risorse preziose dentro di noi. La mente è abituata a concentrarsi su ciò che manca, ma possiamo educarla, con costanza e intenzionalità, a vedere anche le possibilità.

Come coach, vedo ogni giorno quanto sia potente questo approccio. Il cambiamento non è immediato, ma richiede pratica: iniziare con piccoli gesti quotidiani di gratitudine, celebrare i propri successi, riconoscere gli sforzi fatti. Ogni passo in questa direzione aiuta a costruire una mentalità più forte e aperta al futuro, trasformando le difficoltà in occasioni di crescita.

Anche nel mio percorso personale, attraversare il divorzio mi ha permesso di scoprire una forza interiore che non sapevo di avere. Ho imparato a fidarmi del mio istinto, a prendere decisioni con prudenza e a coltivare una speranza che ha aperto nuovi orizzonti. Questo processo di scoperta non solo mi ha aiutata a superare il dolore, ma ha trasformato profondamente il mio modo di vivere.

Ritrovare fiducia in sé e negli altri

Dopo un tradimento o una separazione, fidarsi di nuovo sembra impossibile. Il dolore crea muri, ma la fiducia è una scelta che possiamo compiere consapevolmente e che richiede coraggio, pazienza e impegno. Non è un atto impulsivo, ma un percorso che parte da noi stesse: decidere di fidarsi significa aprire uno spiraglio, anche piccolo, alla possibilità di ricostruire un rapporto positivo con noi stesse e con gli altri. La fiducia non è cieca, né deve essere imposta: è un processo graduale, che si nutre di esperienze, di ascolto interiore e di nuove consapevolezze. Scegliere di fidarsi non significa dimenticare ciò che è stato, ma imparare a non lasciare che il passato definisca il nostro futuro.

Il punto di partenza è ricostruire il rapporto con noi stesse. Conoscere meglio le nostre emozioni e bisogni ci aiuta a creare relazioni più sane, perché i sentimenti sono il filo conduttore di ogni esperienza di vita. Imparare ad accoglierli e ad esprimerli in modo autentico ci permette di riconoscerci e di farci riconoscere dagli altri, senza paura di essere giudicate. Un metodo efficace è la Comunicazione Non Violenta, che insegna non solo a esprimersi con chiarezza e rispetto, ma anche a valorizzare il mondo emotivo come risorsa fondamentale per costruire legami profondi e significativi.

Piccoli passi concreti, come aprirsi con una persona fidata, possono aiutarci a riscoprire il valore della fiducia e a sentirci più sicure nelle nostre scelte.

Riappropriarsi del futuro: il diritto alla felicità

Dopo una separazione, il futuro appare incerto e spaventoso. Ma l’incertezza non significa rassegnazione: significa accogliere la possibilità di un nuovo inizio e riconoscere che proprio nel disorientamento può celarsi un'opportunità di trasformazione. Quando tutto sembra sfuggire al nostro controllo, abbiamo la possibilità di imparare ad affidarci alla vita con più fiducia, a sviluppare nuove risorse interiori e a scoprire aspetti di noi stesse che prima non avevamo mai esplorato. L’incertezza diventa quindi una palestra per la crescita, un terreno fertile per allenare la capacità di adattamento, di resilienza e di apertura alle infinite possibilità che il futuro può offrirci.

Il primo passo è chiedersi: Cosa mi rende davvero felice? Cosa voglio per me stessa?

Nel coaching umanistico, incoraggio a individuare piccole azioni che portino gioia. Non serve stravolgere tutto in un giorno: la felicità si costruisce un passo alla volta. E come studentessa nel percorso per diventare Spiritual Coach, mi alleno a stare nell'ombra per riscoprire la luce. Accettare i momenti di buio, senza paura né fuga, significa permettersi di esplorare la profondità di sé stesse, riconoscendo che è proprio lì che nascono le intuizioni più autentiche e le trasformazioni più profonde. La luce non è assenza di ombra, ma la sua naturale evoluzione quando impariamo a integrarci con tutte le nostre parti, senza rifiutarne nessuna.

Piccoli passi concreti per ripartire

Riprendere in mano la propria vita quotidiana è un processo graduale. Gesti semplici, come creare una routine che ci fa stare bene o dedicarsi a una passione, possono fare una grande differenza.

Il metodo Montessori e il coaching umanistico offrono strumenti pratici per ritrovare equilibrio. Un esercizio utile è dedicare 10 minuti al giorno all’ascolto di sé: respirare, riconoscere le emozioni, compiere un piccolo gesto per il proprio benessere.

Questi passi creano basi solide per un nuovo capitolo di vita. Non serve avere fretta: la felicità si impara strada facendo, con curiosità e amore per la vita. La tentazione di cercare una soluzione immediata, un rimedio rapido per il dolore, è forte, ma forzare il cambiamento non aiuta. "Chiodo schiaccia chiodo" non funziona davvero, perché ogni ferita ha bisogno del suo tempo per guarire. Il vero percorso di rinascita avviene quando ci concediamo il tempo necessario per comprendere, accogliere e trasformare ciò che è stato, senza cercare scorciatoie.

Per concludere 

Il dolore non è una destinazione, ma un passaggio. Se lo attraversiamo con consapevolezza e amore per noi stesse, ci porta verso una versione più forte e autentica di noi. Come scriveva Carlos Castaneda, "Un guerriero prende ogni cosa come una sfida, non come una benedizione o una maledizione". Il dolore può sembrare una barriera, ma in realtà è una porta: accoglierlo significa permettergli di trasformarci, di renderci più sagge e più capaci di vedere la vita con occhi nuovi. È nell’attraversamento della sofferenza che scopriamo le risorse interiori che non sapevamo di avere, e impariamo a muoverci nel mondo con più fiducia e profondità.

La felicità non è un traguardo lontano, ma una scelta quotidiana. Ogni giorno possiamo decidere di onorare la nostra vita e i nostri desideri.

Benvenuta nel tuo viaggio di rinascita. Benvenuta in Happy Life Balance, dove la felicità si impara strada facendo.

20/10/2024

Giorni che contano

Come individuare i punti di forza di tuo figlio

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Come Individuare i punti di forza di tuo figlio

Ogni bambino, ogni ragazzo è un piccolo universo di potenzialità, e come genitori abbiamo l'importante compito di scoprire e valorizzare i suoi punti di forza. Nel metodo Montessori e nel coaching umanistico, il focus è proprio su questo: riconoscere le qualità uniche di ciascuna bambina e ragazza,  e allenarle per farle diventare la base della sua sicurezza e del suo benessere. Questo processo non solo costruisce autostima, ma crea anche un senso di appartenenza all’interno della famiglia, dove ciascuno ha un ruolo preciso e contribuisce al benessere comune.

Vediamo insieme come fare.

1. Osservare Consapevolmente: alla scoperta delle qualità uniche

Il metodo Montessori ci insegna che l’osservazione è il primo passo per conoscere davvero un bambino, e un ragazzo. Prenditi del tempo per osservare tuo figlio durante le sue attività quotidiane: mentre gioca, interagisce con altri bambini o si immerge in un progetto creativo. Noterai che ci sono momenti in cui brilla, mostrando qualità naturali come la curiosità, la pazienza, la creatività o la capacità di risolvere i problemi.

Cosa noti di speciale in tuo figlio?

Magari è un ottimo mediatore di conflitti, o è abile nel far ridere gli altri quando c’è "maretta" in famiglia. Potrebbe avere un talento naturale per seguire istruzioni tecniche con precisione (per esempio quando di montano di mobili!!!), o mostrare una calma sorprendente nei momenti di crisi.

L'osservazione consapevole ti permette di scoprire queste qualità nascoste e di iniziare a valorizzarle in modo concreto.

2. Creare esperienze di successo: Il potere del fare

Per aiutare tuo figlio a scoprire e riconoscere i suoi punti di forza, è importante che faccia esperienza di successo. Offrigli attività e compiti che possano sfidarlo in modo positivo, senza essere troppo difficili o frustranti. L’idea montessoriana di proporre materiali e attività alla portata della bambina, o della ragazza, ma capaci di stimolarlo, è fondamentale in questo processo. Non troppo facili, da far perdere lo stimolo, e nemmeno troppo difficili da far perdere l'entusiasmo. 

Prova con attività diverse: cucinare insieme, lavorare in giardino, risolvere puzzle, dipingere o fare piccoli lavori manuali. Queste esperienze permettono di osservare in quale ambito tuo figlio si sente più sicuro e competente, offrendoti indizi su dove risiedono i suoi punti di forza.

3. Il feedback positivo: seminare fiducia e consapevolezza

Una volta individuate le qualità di tuo figlio, è essenziale offrirgli un feedback positivo e specifico. Nel coaching umanistico, si lavora molto sul rinforzo delle potenzialità, perché è da lì che nasce la fiducia nelle proprie capacità.

Sii chiaro e concreto: "Sei davvero capace a risolvere i problemi, mi è piaciuto molto come hai trovato una soluzione quando non sapevamo cosa fare!" oppure "La tua capacità di farci sorridere quando siamo tutti un po' nervosi è preziosa, grazie!"

Quando un bambino, o un ragazzo,  riceve messaggi chiari su ciò che fa bene, impara a riconoscere quelle qualità come parte di sé e inizia a costruire una solida autostima.

4. Costruire un ruolo nella squadra familiare

Far sentire tuo figlio parte della famiglia, con un ruolo chiaro e riconosciuto, è un passo importante. Ogni famiglia è come una squadra, dove ogni membro contribuisce con le proprie qualità e capacità. Il metodo Montessori incoraggia a responsabilizzare i bambini, come i ragazzi, e a farli sentire partecipi fin da piccoli, coinvolgendoli in attività quotidiane che possano valorizzare i loro talenti.

Coinvolgilo nelle attività familiari: se tuo figlio è bravo in cucina, lascia che sia il "piccolo chef" di casa. Se ha un talento per far ridere, fagli sapere quanto apprezzi la sua capacità di portare leggerezza nei momenti difficili. Se è particolarmente bravo a seguire istruzioni tecniche, magari può aiutarti nei piccoli progetti di bricolage.

Questo aiuta tuo figlio a sentirsi utile e a percepire il valore delle proprie capacità all’interno della famiglia, rafforzando il suo senso di appartenenza e di autostima.

5. Coltivare un clima di fiducia e libertà

Creare un ambiente familiare di fiducia e apertura è fondamentale per favorire l’espressione delle potenzialità dei bambini. Il coaching umanistico si basa sull’amore per la vita e la fiducia nel proprio percorso, ed è importante che i bambini si sentano liberi di sperimentare e di esprimere le loro qualità senza paura del giudizio.

Favorisci un clima positivo in cui il bambino si senta accolto, amato e libero di essere se stesso. Questo incoraggia la sua crescita e lo aiuta a sviluppare consapevolezza delle proprie potenzialità in un contesto di sicurezza e amore.

In conclusione ti lascio delle domande per riflettere.

Per aiutarti a scoprire e valorizzare i punti di forza di tuo figlio, o di tua figlia ecco alcune domande che puoi porti:

In quali momenti vedo brillare mio figlio/a?

Cosa posso fare oggi per favorire lo sviluppo dei suoi punti di forza?

Come posso comunicargli, in modo positivo e costruttivo, che apprezzo le sue qualità?

Ricorda, il compito di un genitore è accompagnare, osservare e riconoscere i talenti unici del proprio bambino/a, come dei propri ragazzi o ragazze,  creando così un ambiente familiare ricco di crescita, amore e felicità condivisa. 

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08/03/2025

Il potere delle Donne non è imitare gli uomini: La Forza della Differenza

08/03/2025

Il potere delle Donne non è imitare gli uomini: La Forza della Differenza

Il potere delle Donne non è imitare gli uomini: La Forza della Differenza

La falsa equazione tra potere e somiglianza

Viviamo in un mondo che, per troppo tempo, ha suggerito che per essere forti, per essere ascoltate, per "avere un posto" nel mondo, le donne debbano somigliare agli uomini. Ci hanno detto che dobbiamo acquisire la loro forza, il loro modo di pensare, la loro determinazione quasi aggressiva, per poter emergere. Ma è davvero così? O c'è un'altra via, un'altra forma di potere che non ha bisogno di somigliare a nessun altro se non a noi stesse? In questo articolo voglio esplorare il valore della differenza, il potere autentico della femminilità e come riscoprirlo nella vita di tutti i giorni.

La doppia energia in ognuno di noi: maschile e femminile

Ciascuno di noi porta dentro di sé sia energia maschile che energia femminile. Non si tratta di una contrapposizione, ma di una complementarietà naturale che, quando armonizzata, ci permette di essere completi. La società, tuttavia, ha spesso spinto le donne a sviluppare la propria parte maschile, come se solo attraverso questa potessero essere considerate autorevoli. Ma la vera forza sta nell'accogliere entrambe le energie dentro di noi, senza doverne rinnegare una per emergere.

Come family coach Montessori e life coach umanista, vedo ogni giorno quanto sia importante per le donne riconoscere e valorizzare le proprie potenzialità senza sentire il bisogno di conformarsi a modelli prestabiliti. L'educazione alla vita e alla felicità passa attraverso la consapevolezza di sé, il rispetto della propria natura e la capacità di esprimere con autenticità ciò che siamo davvero.

Differenti ma ugualmente potenti

Non esiste un unico modello di potere. Il nostro mondo, per essere completo, ha bisogno di entrambe le visioni: quella maschile e quella femminile. Ma il problema sorge quando una di queste visioni viene considerata l’unico standard valido.

Le donne pensano in modo diverso dagli uomini, e questo è un dono. Il loro modo di riflettere, di percepire il mondo, di affrontare i problemi è unico e imprescindibile per l’evoluzione della società. Il nostro potere non sta nel cancellare questa differenza, ma nel renderla sempre più visibile, valorizzarla e celebrarla.

Il Metodo Montessori insegna l’importanza della libera espressione e dell’ascolto profondo dei bisogni di ciascun individuo. Applicato alla nostra crescita personale, questo significa accettare la nostra diversità come una ricchezza, non come un limite.

Il mito della forza fisica e della competizione maschile

Per troppo tempo la forza è stata vista solo nella sua dimensione fisica o nella competitività. Ma la vera forza, quella che resiste, che trasforma, che innova, ha molte altre forme:

È la forza della capacità di ascoltare senza prevaricare.

È la forza di costruire connessioni profonde.

È la forza della resilienza, della cura, della capacità di adattarsi e innovare.

Le donne, storicamente, hanno esercitato queste forme di potere in modo straordinario. L’educazione alla felicità, che è parte centrale del coaching umanistico, ci insegna che la vera forza sta nell’autenticità, nella capacità di essere pienamente noi stesse senza bisogno di indossare maschere.

Le trappole dei social media e della rappresentazione della donna

Viviamo in un’epoca in cui i social media ci mostrano continuamente modelli di donna che oscillano tra due estremi: da un lato l’iper-femminilità performativa, dall’altro l’imitazione del modello maschile. Ma esiste un terzo spazio: quello in cui possiamo essere semplicemente noi stesse, senza sentirci obbligate a rientrare in un canone prestabilito.

I social possono essere strumenti potenti per ridefinire la narrazione sulla femminilità, ma dobbiamo usarli in modo consapevole. Creare una nuova immagine di potere femminile significa proporre contenuti che mostrino la bellezza della diversità, che raccontino la forza della vulnerabilità e la potenza dell’autenticità.

Riscoprire e abbracciare la nostra essenza femminile

Essere donne non significa aderire a modelli precostituiti, ma avere il coraggio di riscoprire chi siamo davvero. In un’ottica di coaching umanistico, questo significa allenare le nostre potenzialità e costruire uno sguardo orientato ai nostri punti di forza, anziché soffermarci su ciò che ci manca o su chi dovremmo essere secondo le aspettative sociali.

Quali sono le caratteristiche che ci rendono uniche?

Quali pensieri, quali sogni, quali modalità di vivere il mondo ci appartengono profondamente?

Quali condizionamenti sociali ci spingono a nascondere parti di noi?

Attraverso la scoperta e l’allenamento delle nostre potenzialità, possiamo trasformare il nostro modo di vivere, riconoscendo che ciò che ci rende diverse ci rende anche potenti. Il coaching umanistico ci insegna a guardare oltre le etichette, a riscoprire il valore delle nostre inclinazioni naturali e a farne strumenti di crescita e realizzazione.

Ogni donna ha dentro di sé una riserva di forza, creatività, empatia e coraggio che può sviluppare consapevolmente. Il percorso di riscoperta della propria essenza è un viaggio di libertà interiore, un cammino di autoeducazione alla vita e alla felicità, esattamente come insegna il metodo Montessori: attraverso l’osservazione di sé, la sperimentazione e la fiducia nei propri talenti.

La libertà più grande sta nell’accettazione di sé. Questo è il cuore del mio lavoro: aiutare le donne a riconoscere la loro potenza, a trovare la propria voce, a vivere la propria vita in armonia con ciò che sono. Essere donne non significa aderire a modelli precostituiti, ma avere il coraggio di riscoprire chi siamo davvero.

La vera libertà è essere noi stesse

Non dobbiamo essere più simili agli uomini per essere forti. Dobbiamo essere più simili a noi stesse. La potenza della femminilità non sta nell’omologazione, ma nella differenza. Non sta nel conformarsi, ma nel riscoprirsi. E solo quando saremo consapevoli della nostra unicità potremo davvero esprimere il nostro potere nel mondo.

Felici s’impara. E si impara anche ad essere pienamente donne, nella forza della nostra essenza.

A presto, 

la tua allenatrice di felicità. 

 

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06/03/2025

Pazienza e nervosismo in famiglia: perché perdiamo la calma e come ritrovarla

06/03/2025

Pazienza e nervosismo in famiglia: perché perdiamo la calma e come ritrovarla

Pazienza e nervosismo in famiglia: perché perdiamo la calma e come ritrovarla

La pazienza in famiglia: una risorsa preziosa, ma limitata

Ti è mai capitato di dire (o solo pensare): "Non ce la faccio più!"? Di sentirti sopraffatta dalle richieste, dalle urgenze, dai bisogni degli altri? Di esplodere e poi pentirtene subito dopo?

Se la risposta è sì, voglio dirti una cosa importante: non sei sola.

La pazienza non è infinita. E non si tratta di una virtù che alcune persone possiedono e altre no. La pazienza è una competenza, un'abilità che possiamo imparare e allenare. E nel momento in cui scegli di lavorarci sopra, inizi a trasformare non solo il tuo benessere, ma anche quello della tua famiglia.

Perché perdiamo la pazienza in famiglia?

Prima di trovare le strategie per gestire la calma, dobbiamo capire perché la perdiamo così facilmente. Le ragioni possono essere molte, ma ecco alcune delle più comuni:

1️⃣ Sovraccarico mentale: quando hai mille cose da gestire (casa, lavoro, figli, impegni) la tua mente si riempie e il tuo sistema nervoso va in tilt. Il cervello, sotto stress, diventa meno capace di gestire le emozioni.

2️⃣ Mancanza di tempo per sé: essere sempre a disposizione degli altri senza mai ricaricare le energie è la ricetta perfetta per l'esplosione.

3️⃣ Aspettative troppo alte: vorremmo bambini collaborativi, un partner sempre in sintonia, una casa ordinata. Ma la realtà è diversa. Accettarla non significa rassegnarsi, ma imparare a vivere con maggiore leggerezza.

4️⃣ Mancanza di strumenti educativi efficaci: spesso, la nostra impazienza deriva dal fatto che non sappiamo come affrontare le situazioni critiche in modo diverso. Se l'unico strumento che conosciamo è alzare la voce, lo useremo, anche se sappiamo che non funziona.

5️⃣ Stanchezza emotiva: quando siamo mentalmente ed emotivamente esaurite, la nostra soglia di tolleranza si abbassa. Ecco perché alcune cose che di solito riusciamo a gestire con un sorriso, in certi momenti ci sembrano insopportabili.

Le domande più comuni dei genitori (e le risposte pratiche!)

Sul web e sui social, le domande più frequenti sulla pazienza in famiglia rivelano un grande bisogno di strategie concrete. Eccone alcune:

1. È normale perdere la pazienza con i miei figli?

Assolutamente sì. Non siamo robot e non possiamo essere pazienti 24 ore su 24. L'importante non è essere sempre calme, ma riconoscere i segnali del nervosismo e intervenire prima di esplodere.

2. Come faccio a smettere di urlare?

Urlare è il segnale di un accumulo di tensione. Se vogliamo smettere, dobbiamo lavorare a monte: ridurre lo stress, riconoscere quando stiamo per perdere la calma e trovare strategie alternative per comunicare.

3. Come posso mantenere la calma quando i miei figli non ascoltano?

Imparando a guardare la situazione con occhi diversi. Spesso pensiamo che il bambino ci stia sfidando, mentre in realtà sta solo esprimendo un bisogno o una difficoltà. Se smettiamo di vederlo come un "capriccio" e iniziamo a chiederci "cosa sta cercando di dirmi?", tutto cambia.

4. Come posso evitare di scaricare lo stress sulla mia famiglia?

Prendendoci spazi di decompressione durante la giornata. Anche solo 5 minuti per respirare, bere un tè caldo o ascoltare una canzone che ci piace possono aiutarci a ridurre la tensione.

Strategie pratiche per allenare la pazienza

�� Il respiro consapevole: quando senti che stai per perdere la pazienza, fermati e fai tre respiri profondi. Questo aiuta il cervello a passare dalla reazione impulsiva a una risposta più calma.

�� Tecnica Montessori dell'osservazione: prima di intervenire, prova a osservare senza giudicare. Cosa sta realmente succedendo? Spesso, vedendo la situazione con più distacco, la tensione si scioglie.

�� Cambia prospettiva: chiediti "Questa situazione sarà ancora un problema tra una settimana?". Se la risposta è no, forse non vale la pena perdere la calma.

�� Trova una frase ancora più potente dell’urlo: invece di dire "Basta!", prova a dire "Respiriamo insieme e troviamo una soluzione". Non solo abbassi il livello di tensione, ma offri un modello di gestione delle emozioni ai tuoi figli.

Vuoi allenare la tua pazienza? Ecco come fare!

Se senti che la pazienza ti sfugge di mano e vuoi strumenti pratici per gestire meglio lo stress e la comunicazione in famiglia, ho creato un corso pensato proprio per te:

✨ "Ma la pazienza? Si compra scontata?" ✨

Un’esperienza pratica e coinvolgente per aiutarti a: ✔ Riconoscere i segnali del nervosismo prima che prenda il sopravvento ✔ Apprendere tecniche per mantenere la calma nelle situazioni difficili ✔ Trasformare il conflitto in un’opportunità di crescita ✔ Avere più serenità e leggerezza nella vita quotidiana

�� Nuova edizione in partenza martedì 18 marzo in presenza in studio da me a Gardone val Trompia, dalle 20 alle 22,  oppure on line giovedì 20 marzo su piattaforma meet dalle 18 alle 20.

Scrivimi per info e per prenotare il tuo posto!

Per concludere …la pazienza si allena, ogni giorno

La pazienza è un'abilità, e come ogni competenza, si sviluppa con l'esercizio. Non essere troppo dura con te stessa: ogni giorno è un'opportunità per migliorare, per ascoltarti e per trovare strategie più efficaci.

E tu? Qual è la situazione in cui perdi più spesso la calma? Te leggo volentieri se vuoi condividere i tuoi pensieri. 

A presto 

Santina, la tua allenatrice di felicità. 

 

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05/03/2025

Crescere insieme: Come aiutare tuo figlio a sviluppare competenze sociali con rispetto e consapevolezza

05/03/2025

Crescere insieme: Come aiutare tuo figlio a sviluppare competenze sociali con rispetto e consapevolezza

Crescere insieme: Come aiutare tuo figlio a sviluppare competenze sociali con rispetto e consapevolezza

 

Ti sei mai chiesto come puoi aiutare tuo figlio a relazionarsi meglio con gli altri? A essere sicuro di sé nelle amicizie, a saper esprimere i suoi bisogni senza imporsi e a rispettare quelli degli altri senza subire? Sono domande che ogni genitore si pone, perché sappiamo che le relazioni sono una parte fondamentale della vita, eppure non nasciamo "imparati".

Le competenze sociali non sono innate: si sviluppano, si allenano, si costruiscono giorno dopo giorno. Ad esempio, quando un bambino gioca con altri e si trova di fronte a un disaccordo, impara a negoziare, a condividere e a esprimere le proprie emozioni. Ogni interazione, anche le più piccole, diventa un'opportunità per sviluppare empatia, rispetto e capacità comunicative. E qui entra in gioco il nostro ruolo di genitori, educatori, guide silenziose. Il Metodo Montessori e il coaching umanistico ci insegnano che il bambino non ha bisogno di essere plasmato, ma di essere accompagnato con rispetto alla scoperta del suo potenziale sociale. Vediamo insieme come possiamo farlo nel quotidiano.

Le competenze sociali: Cosa sono e perché sono fondamentali?

Le competenze sociali sono quell’insieme di capacità che permettono a tuo figlio di creare relazioni sane e rispettose. Tra le più importanti troviamo:

Empatia (capire cosa provano gli altri e rispondere con sensibilità),

Comunicazione efficace (saper esprimere pensieri e sentimenti con sicurezza),

Ascolto attivo (prestare attenzione senza interrompere o giudicare),

Gestione dei conflitti (trovare soluzioni invece di imporsi o chiudersi),

Collaborazione (costruire insieme invece che competere).

Queste competenze non si insegnano con le sole parole, ma si apprendono attraverso le esperienze quotidiane. Ecco perché è essenziale offrire ai bambini occasioni concrete per allenarle.

Il ruolo dell’ambiente e dell’educazione Montessori nello sviluppo sociale

Maria Montessori parlava di "ambiente preparato", uno spazio fisico e relazionale che permette al bambino di sviluppare autonomia e rispetto reciproco. Questo principio vale anche per la socialità. Come possiamo creare un ambiente che favorisca lo sviluppo delle competenze sociali?

Diamo libertà con responsabilità → Se vogliamo che i bambini imparino a gestire i rapporti, dobbiamo permettere loro di sperimentare. Un bambino che può scegliere come interagire impara anche a gestire le conseguenze delle sue scelte.

Insegniamo attraverso l’esempio → I bambini ci osservano più di quanto ci ascoltino. Se vogliamo che imparino a chiedere "Per favore" o "Come ti senti?", dobbiamo farlo noi per primi.

Favoriamo le interazioni di gruppo → In un ambiente Montessori i bambini collaborano più che competere. Anche a casa, possiamo creare occasioni di collaborazione: cucinare insieme, costruire un puzzle in due, prendersi cura di una pianta in famiglia. Il messaggio è chiaro: insieme possiamo fare grandi cose.

La comunicazione efficace: Il linguaggio che nutre le relazioni

Le parole hanno un potere enorme: possono costruire ponti o creare muri. Pensiamo a quando un bambino fa un errore: se gli diciamo "Sei sempre distratto!", lo etichettiamo e lo facciamo sentire incapace. Ma se invece gli diciamo "Hai fatto un errore, può capitare! Vediamo insieme come correggerlo", gli trasmettiamo fiducia e lo aiutiamo a sviluppare una mentalità di crescita.

Invece di dire: “Smettila di fare storie”, possiamo dire “Vedo che sei arrabbiato, vuoi raccontarmi cosa succede?”.

Invece di “Non essere timido”, proviamo con “Se vuoi, possiamo trovare insieme un modo per avvicinarti ai tuoi amici”.

Questo è il cuore della Comunicazione Non Violenta (CNV): un linguaggio che aiuta i bambini a riconoscere e esprimere i propri bisogni senza aggressività né chiusura. Un’abilità che li aiuterà per tutta la vita e che rafforza la loro sicurezza emotiva.

"Il lavoro" e l’esperienza diretta: imparare a stare con gli altri

I bambini apprendono "lavorando". Nel metodo Montessori le attività per i bambini vengono definite "Lavori" in quanto sempre, sempre hanno uno scopo e una finalità ben precise. E alcune attività possono essere potenti strumenti per allenare le competenze sociali:

Giochi di ruolo: inventare storie in cui devono "mettersi nei panni" di un altro li aiuta a sviluppare empatia.

Sport di squadra: collaborare per un obiettivo comune migliora la gestione delle dinamiche di gruppo.

Attività artistiche di gruppo: musica, teatro, disegno collettivo... tutto ciò che permette di esprimersi insieme, senza competizione.

Queste esperienze aiutano il bambino a scoprire sé stesso in relazione agli altri, stimolando la sua sicurezza sociale e la capacità di cooperare.

Aiutare i bambini a gestire i conflitti

Un conflitto tra bambini è un’occasione di crescita, non un problema da eliminare. Immagina due bambini che vogliono giocare con lo stesso giocattolo: invece di intervenire subito con un “datevelo a turno”, possiamo aiutarli a trovare una soluzione autonoma chiedendo: “Come potete fare per risolvere questa situazione in modo che entrambi siate contenti?” Questo approccio insegna loro a riflettere, negoziare e trovare accordi, sviluppando competenze fondamentali per la vita. Il nostro compito non è risolverlo al posto loro, ma aiutarli a trovare strumenti per affrontarlo.

Accogliere le emozioni: "Capisco che sei arrabbiato, è normale sentirsi così quando ci sentiamo esclusi."

Fare domande invece di dare ordini: "Cosa pensi che potresti fare per risolvere questa situazione?"

Rinforzare i progressi: "Mi è piaciuto come hai chiesto a Luca di spiegarti perché era arrabbiato. Questo è un modo bellissimo per capirsi meglio."

Quando i bambini imparano a risolvere i conflitti con rispetto e intelligenza emotiva, costruiscono relazioni più forti e durature.

Felici si impara, insieme

Le competenze sociali sono come muscoli: più le alleniamo, più diventano forti. E proprio come per i bambini, anche noi adulti possiamo chiederci: come possiamo migliorare la nostra capacità di comunicare, ascoltare e gestire i conflitti? Essere un modello positivo per i nostri figli significa anche allenare le nostre competenze sociali, con consapevolezza e desiderio di crescita. E non si allenano solo a scuola o tra amici, ma in ogni relazione, ogni giorno.

Come genitori, possiamo creare un ambiente in cui nostro figlio possa scoprire il piacere di relazionarsi con gli altri, senza paura, senza maschere, con autenticità e fiducia.

Se vuoi approfondire questi temi e scoprire come applicare il metodo Montessori e il coaching umanistico nella tua quotidianità, continua a seguirmi.  Perché felici si impara, e la felicità è anche nelle relazioni che scegliamo di costruire!

 

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30/01/2025

Mamme tra lavoro e famiglia: il vero equilibrio esiste?

30/01/2025

Mamme tra lavoro e famiglia: il vero equilibrio esiste?

Mamme tra lavoro e famiglia: il vero equilibrio esiste?

Sono una mamma. Sono una professionista. Sono una donna con sogni, desideri, ambizioni e, come tutte, con una vita da incastrare tra mille impegni.

E sì, me lo sono chiesto anche io tante volte: E se mollassi tutto?

Se un giorno decidessi di smettere di lavorare per dedicarmi completamente alla mia famiglia? Se potessi finalmente vivere senza corse, senza il senso di affanno, senza la sensazione di essere sempre in ritardo sulla mia stessa vita?

Perché diciamocelo: essere una mamma che lavora non è facile. Ma nemmeno essere una mamma a tempo pieno lo è.

La verità è che la società ci chiede continuamente di scegliere: o sei una mamma realizzata nel lavoro, indipendente e in carriera, oppure sei una mamma che si dedica interamente alla famiglia e che “sacrifica” sé stessa per il bene dei figli.

Ma io non credo nelle scelte nette. Io credo nell’equilibrio. Credo nella possibilità di trovare un modo per essere una mamma felice senza rinunciare a una parte di sé.

Quel pezzo che manca sempre…

Non molto tempo fa, sono stata costretta a fermarmi per qualche giorno. L’influenza mi ha tenuta a casa e, per la prima volta dopo tanto tempo, non avevo scadenze, appuntamenti, corsi da preparare.

All’inizio mi è sembrato bellissimo: poi qualcosa ha iniziato a scricchiolare, mi sentivo inquieta. Mi mancava un pezzo.

Perché sono una mamma, ma sono anche una persona che ama il suo lavoro, che ha costruito un percorso, che si sente viva quando può aiutare le persone a riscoprire sé stesse. E, anche se amo profondamente stare con mio figlio, sentivo che, senza quel pezzo, mi mancava qualcosa di essenziale.

E allora mi sono chiesta: quante mamme si sentono così? Quante si trovano divise tra il desiderio di essere presenti e il bisogno di non perdersi come donne?

Mamme lavoratrici: il dilemma tra felicità e sensi di colpa

Noi mamme lavoratrici conviviamo con una sensazione che sembra non lasciarci mai: il senso di colpa.

��‍�� “Se lavoro, i miei figli sentono la mia mancanza.”
��‍��‍�� “Se resto a casa, perdo una parte di me.”

Ogni scelta sembra sbagliata.

Eppure, nel tempo ho capito che non è la quantità di tempo che passo con mio figlio, e la mia famiglia a fare la differenza, ma la qualità di quel tempo.

Perché posso essere presente tutto il giorno e sentirmi frustrata e distratta. Oppure posso avere meno tempo, ma viverlo con autenticità, presenza e connessione.

E questo me lo ha insegnato proprio il Metodo Montessori, che applico nel mio lavoro come educatrice e Family Coach:
✔ Un bambino non ha bisogno di una mamma sempre presente, ma di una mamma felice.
✔ L’indipendenza è un valore, per i figli e per le madri.
✔ Un ambiente armonioso conta più delle ore trascorse insieme.

Se mi sento bene con la mia vita, mio figlio lo percepisce. Se io sono felice, lui/lei cresce con una mamma che gli trasmette sicurezza e amore.

E allora ho smesso di farmi la domanda sbagliata (è meglio lavorare o restare a casa?) e ho iniziato a chiedermi: come posso costruire un equilibrio che mi faccia sentire bene?

Mamme a tempo pieno: libertà o gabbia invisibile?

Dall’altra parte, ci sono mamme che scelgono di dedicarsi completamente alla famiglia. E spesso mi capita di lavorare con loro nei miei percorsi di coaching: Mamma Life Balance.

Alcune sono felici, altre no.

Perché il problema non è se si lavora o meno, ma se quella scelta è consapevole o subita.

Ho conosciuto mamme che si sono sentite costrette a lasciare il lavoro perché non c’era abbastanza supporto, perché conciliare tutto sembrava impossibile. Donne che hanno sacrificato sé stesse senza accorgersi che, col tempo, quel sacrificio si trasformava in frustrazione.

E allora iniziano a sentirsi invisibili, a percepire che il loro valore è legato solo a quello che fanno per gli altri. E una mamma che non si sente più vista, amata e valorizzata, lentamente smette di sentirsi felice.

Ecco perché il vero punto non è scegliere tra lavoro e famiglia, ma scegliere noi stesse, scegliere di stare bene.

Il segreto della felicità materna: scegliere il proprio equilibrio

Non esiste una formula perfetta per tutte, e ancor di più non esiste la “Bacchetta magica” che con un incantesimo fa cambiare le cose. Esiste il DDF, quello sì, esiste davvero, bello, chiaro, e limpido come l’acqua: Darsi Da Fare.

Esistono mamme che amano il loro lavoro e si sentono complete così.
Esistono mamme che si realizzano nella cura della famiglia e stanno bene in questa dimensione.
Ed esistono mamme che devono ancora trovare la loro strada.

Ma c’è una cosa che ho imparato: quando una mamma è felice, tutta la famiglia sta meglio.

E allora smettiamo di sentirci in colpa.
Smettiamo di farci definire dagli schemi esterni.
Smettiamo di chiederci se stiamo facendo abbastanza.

E iniziamo a chiederci: come voglio sentirmi?

Perché essere mamme è una parte di noi, ma non è tutta la nostra identità.

E la felicità, come sempre, si impara strada facendo.

 

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